La Casata dei Lupi | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
INDICE
La Stirpe INDICE GENERALE
2 L'investitura dell'Imperatore del Sacro Romano Impero
3.1.1 La Linea di Soragna, Padova e Malta 3.1.2 Le Linee di Piemonte, Toscana, Umbria e Roma
3.2.2 La Linea di Molfetta (BA) 3.2.3 Le Linee di Dalmazia e Fiume
6 Rappresentanti odierni della famiglia
6.1.4 Palermo di Santa Margherita
7.1 Genealogia di San Lupo di Troyes 7.2 Genealogia della famiglia Romana dei Virii Lupi 7.3 Genealogia della Stirpe Luporum 7.4 Genealogia dei de'Lupis di Malta 7.5 Genealogia dei Lupi o Lupis di Acqui, conti di Moirano 7.6 Genealogia dei Lupi di Bergamo 7.7 Genealogia dei de Luna d'Aragona
| LE FAMIGLIE ALLEATEI de Luna d'Aragona
I de Luna d'Aragona sono un'antica casata dell'alta nobiltà spagnola, «una delle otto grandi casate del Regno d'Aragona», imparentatasi ripetutamente con i medesimi sovrani. Ad essa appartenne l'antipapa Benedetto XIII, Pedro Martinez de Luna, ultimo antipapa dello scisma d'occidente di Avignone
Le origini spagnoleI de Luna hanno origine da Ordono I di Spagna (810A.D. - 866A.D.), re delle Asturie e presero il nome dal possesso feudale della città di Luna, nella provincia di Saragoza nel Regno d'Aragona. Si divisero in tre rami principali: Martinez de Luna, Lopez de Luna e Ximenes de Luna. Al primo appartenenro molti personaggi di primo piano della storia spagnola, tra cui Álvaro de Luna, gran connestabile del Regno, e l'antipapa Benedetto XIII, Pedro Martinez de Luna, soprannominato "el papa Luna". Dagli Ximenes de Luna invece discese il ramo italiano, che venuto in Sicilia al seguito dei re aragonesi ebbe la contea di Caltabellotta, una delle principali dell'isola e molti feudi in Calabria e si rese protagonista del tristemente noto "Caso di Sciacca", una sanguinosa faida contro la potente famiglia feudataria dei Perollo.
Il ramo sicilianoLa famiglia de Luna fu portata in Sicilia da un Artale di Luna, consanguineo di re Martino d'Aragona nel 1386. Artale si innamorò di una damigella di nome Margherita Peralta, parente dello stesso re, promessa ad un Giovanni Perollo, e la prese in moglie. Il figlio Antonio de Luna conte di Caltabellotta raccolse una vastissima eredità, insieme all'odio dei Perollo. In breve tempo le due famiglie vennero ad aperte e sanguinose contese, dando luogo al primo "Caso di Sciacca, nel 1450, sotto il regime di re Alfonso, e per questo furono prima esiliati e poi graziati. Antonio de Luna fu consigliere e camerlengo del regno, come ricorda lo storico Villabianca. Fu il secondo e ultimo conte di Reggio Calabria Tra i molti altri personaggi degni di menzione si ricordano:
Il "primo Caso di Sciacca"La lite scoppiò furibonda tra Pietro Perollo, figlio di Giovanni, barone di Pandolfina, e Antonio di Luna, figlio di Artale. Quest'ultimo, con cavilli legali, ottenne la restituzione del feudo di San Bartolomeo, ma il Perollo non poteva sopportare un simile affronto: insieme con i propri fratelli tese un agguato ad Antonio de Luna, e lo trafisse a pugnalate. Ma il rivale, dalla pelle dura, sopravvisse con lo spasmodico desiderio di vendicarsi. Guarito, con una schiera di armati piombò su Sciacca, dove risiedeva il Perollo. Purtroppo non lo trovò. Dovette accontentarsi di scannare una trentina di congiunti e familiari di lui. Fu questo il cosiddetto "primo caso di Sciacca". La vendetta era solo rimandata. Il "secondo Caso di Sciacca"Ben sessantaquattro anni dopo, venne l'occasione per realizzare la vendetta del cosiddetto "secondo caso Sciaccia". La pretesa fu assai futile, ma sufficiente per innescare il "secondo caso di Sciacca". Siamo nel 1529. Una squadra di galere barbaresche, al comando del corsaro Sinan Bassà, detto "il giudeo", si presenta dinanzi a Sciacca innalzando il segnale " prigionero di riguardo a bordo, da riscattare" . Era il barone di Solunto. Sigismondo Luna, come si era soliti fare a quei tempi, nella sua veste comitale, offrì una grossa somma d'oro che, però, fu rifiutata da Sinan, forse indispettito dall'eccessiva alterigia con la quale il conte di Caltabellotta lo aveva trattato. Si intromise, allora, Giacomo Perollo, portolano di Sciacca, il quale, con diplomazia, chiese a Sinan il permesso di visitarlo a bordo della sua galera corsara. Ottenutolo di buon grado, si fece precedere da ricchi doni e da rinfreschi. Il corsaro, che doveva essere sensibile alla cortesia, forse per fare dispetto al Luna e per sfoggiare, a sua volta, grandiosità, liberò senza riscatto il barone, insieme con altri dieci schiavi; e per di più, promise al Perollo che non avrebbe compiuto altre incursioni sul litorale saccense. Di qui, l'enorme successo popolare del Perollo e frizzi ferocemente salaci per il Luna. Fu la goccia che fece traboccare il vaso, che si veniva riempendo di veleno da quasi un secolo. Con un vero e proprio esercito, fornito anche di artiglieria, al quale era aggregato una specie di "legione straniera" costituita da mercenari albanesi di Piana, di Contessa, di Palazzo Adriano e di Mezzoiuso, Sigismondo Luna attaccò Sciacca ove il Perollo si barricò nel vecchio castello normanno. Dopo essersi sfogato ad ammazzare amici e congiunti del suo rivale, il conte di Caltabellotta, nonostante l'arrivo delle truppe regie inviate dal Viceré Ettore Pignatelli, grande amico di Giacomo Perollo, attaccò la rocca intorno alla quale pose un vero e proprio assedio, con trincee, fossati, camminamenti e otto bombarde che, insieme all'artiglieria più leggera, battevano in breccia l 'obiettivo. L'assediato, che si era difeso strenuamente, resosi conto di non potere più a lungo resistere, uscì da un passaggio segreto e si rifugiò nella casa di un suo fedele, Luca Parisi. Aveva tentato di venire a patti con il Luna, il quale aveva posto come condizione preliminare che Giacomo Perollo gli chiedesse perdono in ginocchio, dopo avergli baciato i piedi. Condizione, ovviamente, inaccettabile per il Perollo! Sotto l'ultima pressione, le porte del castello saltarono in pezzi; le orde di Sigismondo Luna si riversarono all 'interno uccidendo tutti i difensori. "Soltanto fu notabile", scrisse Villabianca, "il riguardo con cui furono trattate le donne, senza veruno oltraggio condotte al monastero". In modo particolare, la baronessa Perollo (donna Brigida Bianco di Mazara): non appena entrò da conquistatore nella sala grande del castello, ove la dama si trovava con i figlioletti, il conte di Caltabellotta non solo ricordò le regole della cavalleria, ma come scrive Isidoro La Lumia, lo storico del secolo scorso - sentì spetrarsi e intenerirsi ", quasi pentito del massacro che aveva provocato; offerto, infatti, il braccio alla baronessa, la scortò personalmente al monastero delle Giummare. Un Antonello da Palermo tradì il Perollo, rivelandone il nascondiglio. Questi, appena scoperto, fu subito ucciso, pare da un Giovanni Lipari di Trapani e da un Calogero Calandrini. Il de Luna - novello Achille - incrudelì sul cadavere, trascinandolo a coda di cavallo per le vie di Sciacca. Fu, questo, il secondo episodio del "caso di Sciacca , che sarà argomento preferito dei cantastorie siciliani sino all'inizio del nostro secolo. Ma anche nella Sicilia del Cinquecento, un fatto così enorme non poteva passare inosservato. Il governo viceregio dovette pur intervenire. Dichiarato fellone e reo di lesa maestà Sigismondo de Luna, il suo castello fu assalito dalle truppe regie che impiccarono e decapitarono i suoi seguaci senza parsimonia. Egli, però, riuscì a fuggire a Roma. Come marito di Aloisia Salviati Medici, egli era, infatti, parente di papa Clemente VII. Ma poiché il perdono del re di Spagna tardava a venire, angosciato,
Il ramo calabreseIl portale del Palazzo dei marchesi Lupis-de Luna d'Aragona secolo XVI Blasco Ximenes de Luna (? - 1324) , figlio di Lope Ferrench de Luna, custode delle terre di Siracusa per la Curia nel 1283, si trasferì in Calabria, dove nel 1314 venne investito della signoria feudale di Grotteria, con Siderno, Martone, San Giovanni, Mammola e terre annesse e di metà del feudo di Ragusia (attuale Gioiosa Jonica). Questo ramo si estinse con donna Francesca de Luna d'Aragona, sposa nel 1689 di don Fabrizio Amato di Grotteria e a sua volta la famiglia Amato si estinse in quella dei marchesi Lupis con donna Rosa Amato e Falletti, andata sposa al marchese don Fortunato Lupis e Palermo di Santa Margherita (n. 1705 +1773), che ebbe il privilegio di unire la propria arma araldica, per diritto ereditario, con quella della Casata de Luna, originaria di Spagna ed antica feudataria di Grotteria. Altro ramo della famiglia risiede tutt'oggi principalmente a Diamante (CS) dal XVIII secolo. I Sanchez de LunaUn altro ramo di estinse nella famiglia di origine spagnola dei Sanchez, con donna Catalina (Caterina) de Luna d'Aragona, sposa di don Alonso III Sanchez, Patrizio Napoletano. Nel 1574 Caterina de Luna completava l'acquisto della «Villa di Santo Arpino» e a lei si deve la nomina del marito a «Marchese di Grottola» e sempre a lei si deve l'aver gettato le basi per la seconda nomina nobiliare della famiglia: il ducato sulla «villa di Santo Arpino». . StemmaDiviso, nel 1° d'argento, con una mezza luna riversata di due file a scacchi d'argento e di nero; nel 2° scaccheggiato del primo e del secondo di quattro file. Corona e manto di duca. Alias, nel 1° di rosso, con una mezza luna riversata di due file a scacchi d'oro e di nero; nel 2° scaccheggiato d'oro e di nero di quattro file. Corona e manto di duca. Bibliografia
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INDICE DELLE FAMIGLIE NOBILI DEL MEDITERRANEO
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marchese don Paolino Lupis Correale Ritratto del marchese don Paolo I (Paolino) de Lupis Correale, 2° barone di Castania e Cuzzoghieri
conte Vittorio Orazio Lupis di Bergamo Ritratto del conte Vittorio Orazio Lupis
Stemma Lupis di Grotteria nel Blasonario di Corte della Biblioteca Nazionale di Napoli, manoscritto XVII.25, f. 148, anno 1637
Stemma Lupis di Grotteria tratto da un antico stemmario manoscritto (Archivio marchesi Lupis Crisafi, Siderno)
marchese don Isidoro Lupis Amato de Luna d'Aragona 1781 - 1853 Ritratto di S.E. il marchese don Isidoro II Lupis Manso Amato de Luna d'Aragona, 7° barone di Castania e Cuzzoghieri
Palazzo Lupis Giovinazzo
Palazzo Lupis Grotteria Il portale del Palazzo dei marchesi Lupis-de Luna d'Aragona secolo XVI
Carta del Feudo di Castania Il feudo di Castania intestato ai Lupis fin dal XVI secolo
Albero genealogico dei Lupis di Gravina per il Beneficio del SS. Nome di Gesù di Gravina, 1645
Decreto Capitolare n. 901 del Cronista Rey de Armas del Colegio Heráldico Antoniano de Lisboa
Stemma Lupis nel Blasonario Generale Italiano
I Lupis nell'ultima edizione XXV , 2015-2019, , del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana Il Cenno storico completo della Casata Lupis nell'edizione XIX, 1987-89, pagg 1807-18013, del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana
I Lupis nella Rivista Araldica “Note per una storia della famiglia Lupis”, del conte, prof. Franz von Lobstein, balì del S. M. Ordine di Malta, 1986
I Lupis nella Rivista Nobiliare
I Lupis nell'Annuario della Nobiltà Italiana "Collage" fotografico dei vari rami della Casata Lupis riportati nella Nuova Serie dell'Annuario della Nobiltà Italiana
I Lupis nell'Elenco dei titolati Italiani I Lupis nell'Albo d'Oro delle Famiglie Nobili Italiane ed Europee
Ritratto di Mons. Gaetano Lioy - Lupis, opera di Liborio Romano, Chiesa del Purgatorio, Molfetta
Stemma Lupis nel Blasonario Generale Italiano
Decreto Capitolare n. 901 del Cronista Rey de Armas del Colegio Heráldico Antoniano de Lisboa
I Lupis nell'ultima edizione XXV , 2015-2019, , del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana Il Cenno storico completo della Casata Lupis nell'edizione XIX, 1987-89, pagg 1807-18013, del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana
marchese don Paolino Lupis Correale Ritratto del marchese don Paolo I (Paolino) de Lupis Correale, 2° barone di Castania e Cuzzoghieri
conte Vittorio Orazio Lupis di Bergamo Ritratto del conte Vittorio Orazio Lupis
marchese don Isidoro Lupis Amato de Luna d'Aragona 1781 - 1853 Ritratto di S.E. il marchese don Isidoro II Lupis Manso Amato de Luna d'Aragona, 7° barone di Castania e Cuzzoghieri
Palazzo Lupis Giovinazzo Capitano barone Giovanni Lupis von Rammer Inventore del siluro
Palazzo Lupis Grotteria Il portale del Palazzo dei marchesi Lupis-de Luna d'Aragona secolo XVI
Stemma Lupis di Grotteria nel Blasonario di Corte della Biblioteca Nazionale di Napoli, manoscritto XVII.25, f. 148, anno 1637
Carta del Feudo di Castania Tomaso Rajola. Regio Ingegnere. 1778. Particolare della Pianta della contea di Grotteria Il feudo di Castania intestato ai Lupis fin dal XVI secolo
Albero genealogico dei Lupis di Gravina per il Beneficio del SS. Nome di Gesù di Gravina, 1645
Donna Diana Macedonio dei duchi di Grottolelle, baroni di Poligori
I Lupis nell'ultima edizione XXV , 2015-2019, , del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana Il Cenno storico completo della Casata Lupis nell'edizione XIX, 1987-89, pagg 1807-18013, del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana I Lupis nella Rivista Araldica “Note per una storia della famiglia Lupis”, del conte, prof. Franz von Lobstein, balì del S. M. Ordine di Malta, 1986
I Lupis nella Rivista Nobiliare
I Lupis nell'Annuario della Nobiltà Italiana "Collage" fotografico dei vari rami della Casata Lupis riportati nella Nuova Serie dell'Annuario della Nobiltà Italiana I Lupis nell'Elenco dei titolati Italiani I Lupis nell'Albo d'Oro delle Famiglie Nobili Italiane ed Europee
Stemma Lupis di Grotteria nel Blasonario di Corte della Biblioteca Nazionale di Napoli, manoscritto XVII.25, f. 148, anno 1637
Ritratto di Mons. Gaetano Lioy - Lupis, opera di Liborio Romano, Chiesa del Purgatorio, Molfetta
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