La Casata dei Lupi | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
INDICE
La Stirpe INDICE GENERALE
2 L'investitura dell'Imperatore del Sacro Romano Impero
3.1.1 La Linea di Soragna, Padova e Malta 3.1.2 Le Linee di Piemonte, Toscana, Umbria e Roma
3.2.2 La Linea di Molfetta (BA) 3.2.3 Le Linee di Dalmazia e Fiume
6 Rappresentanti odierni della famiglia
6.1.4 Palermo di Santa Margherita
7.1 Genealogia di San Lupo di Troyes 7.2 Genealogia della famiglia Romana dei Virii Lupi 7.3 Genealogia della Stirpe Luporum 7.4 Genealogia dei de'Lupis di Malta 7.5 Genealogia dei Lupi o Lupis di Acqui, conti di Moirano 7.6 Genealogia dei Lupi di Bergamo 7.7 Genealogia dei de Luna d'Aragona
| LE FAMIGLIE ALLEATEI Falletti
I Falletti sono una antica casata piemontese di probabile origine francese (de Faillets), diramatasi anche nel Regno delle Due Sicilie. Il ramo più illustre ebbe il marchesato di Barolo nelle Langhe. Oggi sussistono le linee superstiti dei Falletti conti di Villafalletto e dei conti Falletti Lamberti e Falletti Princi di Siderno. Stemma: d’azzurro, alla banda scaccata d’oro e di rosso, di tre file.
Le originiFamiglia attivissima in campo finanziario già dal 1110, i Falletti sono già presenti a Genova dal 1184, e nel corso del XIII secolo, l’attività di prestito diventerà l’occupazione principale della famiglia, principalmente in Piemonte in società con la famiglia Troja di Asti. In seguito estesero il loro raggio d’azione anche ad Avignone. Più recentemente lo studioso Guasco di Bisio sostenne derivare i Falletti dagli antichi signori di Rivalta e avere, con altre famiglie dai medesimi originate, costituito il primo Comune Signorile di Pinerolo, donde si sarebbero poi estesi in tutte le altre località, specialmente ad Asti e Alba. La linea di BaroloFurono investiti del feudo di Barolo da Carlo D’Angiò nel 1307, nel 1372 ebbero in pegno dal Marchese di Saluzzo Federico II, Racconigi e Migliabruna. Le case dei Falletti ad Asti erano situate tra via “ al Teatro”, via Palazzo di Città, e corso Alfieri, nel Rione San Secondo. L'ultimo marchese di Barolo, Carlo Tancredi Falletti, sposò la baronessa Giulia Colbert di Maulevrier (discendente dal celebre ministro francese Colbert). I due coniugi destinarono l'intero loro sterminato patrimonio (valutato pari al bilancio di uno Stato dell'epoca) ad opere di carità, tra le quali perdura ancora oggi l'Opera Pia Barolo, che ha sede nello splendido Palazzo Barolo a Torino. Il marchese Gerolamo Falletti di Castagnole, fu viceré di Sardegna dal 1731 al 1735.
Le altre linee piemontesiMalgrado non si conosca la prima acquisizione del feudo, rivestì particolare importanza il ramo dei Falletti signori di Pocapaglia, feudo che era già parzialmente in possesso della famiglia nel 1328, quando Leone ed Emanuele Falletti furono investiti da Tommaso II di Saluzzo del luogo di Ruffia. Nel 1335 essi ne permutarono tre quarti con i Del Carretto, per ottenere il feudo di Villa (oggi Villafalletto), dato in feudo dal marchese Tommaso II a Simondino Falletti, cittadino di Alba, con atto del 29 luglio 1340, rogato nel castello di Villafalletto per 10.000 fiorini d'oro. Questo ramo della famiglia, oltre ad esercitare una signoria lunga cinquecento anni, legherà indissolubilmente il nome del casato al paese: Villafallettorum, paese dei Falletti, da cui l’attuale Villafalletto. Nel 1340 Pietrino Falletti acquistò da Giacomo di Pocapaglia la sua parte dell'omonimo castello. Negli stessi anni il casato acquistò il feudo di Lagnasco e un palazzo con torre e diritti signorili a Tigliole d'Asti (1330) e fu infeudato di diritti a Pollenzo dall'abate di Breme (1337). Pietrino Falletti fu investito di Serralunga dal marchese di Saluzzo (1340). I suoi figli prestarono denaro a Manfredo di Saluzzo ottenendo in pegno i feudi di Racconigi e Migliabruna (1372). I Falletti tenevano anche una parte di Cavallermaggiore infeudata loro nel 1372 da Amedeo VI di Savoia e nel 1379 da Filippo d'Acaia. Sempre nel 1372, Antonio Falletti acquistò metà del castello di Montemale dal marchese di Saluzzo. L'operazione nascondeva un prestito di cospicua. entità, saldato dal marchese dodici anni dopo come dimostra la restituzione del castello da parte del Falletti. Infine, nel 1483 Daniele Falletti deteneva 1/4 della giurisdizione su Perno.
La linea di GrotteriaIl ramo di Grotteria in Calabria si staccò dal ceppo piemontese dei Falletti passando in Calabria con Alberto Falletti di Alba, che per primo si trasferisce a Napoli alla corte della Regina Giovanna, figlio di Pietro o Pierino o Pietrino Falletti ( morto dopo il 1340), che nel 1340 aveva comprato dal Re di Napoli il feudo de La Morra ed il cui figlio, Pietro Falletti da Alba diviene feudatario di Rocca Imperiale in Calabria e Governatore di Reggio Calabria dal 1419, come comprovato dal Registro Angioino, secondo foglio 214, fascicolo 93 nel Grande Archivio di Napoli (oggi non più esistente)[1]
Una sua figlia, Anna Falletti, sposò nel 1363 Galeazzo di Saluzzo, figlio del marchese Tommaso.
I Falletti di Grotteria furono marchesi di Bossia, duchi di Cannalonga e principi di Sicignano con Giacinto Falletti Aracadi, nato a Roccella il 19 settembre 1661, figlio di Giuseppe Falletti e di Antonietta Arcadi dei baroni di Pisana da Castelvetere. Fu conte palatino, duca di Cannalonga [2] e di Laviano, marchese di Bossia, principe di Sicignano, San Gregorio, San Alicandro, Zoppinio e Gallo, cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, reggente del Regio Collateral Consiglio e il 3 marzo 1713 sposò Rosa Margherita Valperga dei marchesi di Masino. Giacinto Falletti, addottoratosi in utrioque iure, difese i Principi Carafa della Spina contro la Casa Carafa di Forlì per il riconoscimento dei diritti feudali di primogenitura. Tra le principali opere giuridiche del Duca Giacinto Falletti: Nel 1745, il conte palatino don Domenico Falletti Strati di Grotteria, dottore in legge, era Vicemarchese di Castelvetere. In un atto di battesimo dell'epoca si dice che in quel tempo
e viene anche ricordato che la madre era donna Girolima Strati di Castelvetere. Il Registro dei Morti della Parrocchia Matrice di Siderno Superiore negli anni 1802-1812, al foglio 14 lo dice
Suo nipote, il conte Domenico Falletti Lamberti, nobile messinese, risulta ascritto alla Mastra Nobile (il registro della nobiltà, ndr.) di Messina del 1807, come ricorda il Galluppi nel suo Stato presente della nobiltà messinese, Milano, Bernardoni, 1881, p. 91 (il corsivo è nostro): "FALLETTI Resid. In Grotteria. (Passata all'Ordine di Malta nella persona di vari suoi Cavalieri di giustizia del ramo piemontese, a cominciare dal 1513). DOMENICO FALLETTI, Nobile Messinese, figlio del fu Giovan Battista (di Domenico della Mastra Nobile del 1807) e della fu Rosalia Palermo dei Marchesi di Calorendi Fratelli: Giuseppe; Luigi.".Nel corso delXVII secolo i Falletti di Grotteria si trasferirono a Siderno dove il conte utroque jure doctor, don Simone II Falletti (da cui discende il ramo vivente Falletti-Princi) edificò insieme al figlio don Gaetano, capitano del battaglione a piedi di Siderno, il Palazzo Falletti di Siderno Superiore, il cui portale è stato dichiarato monumento nazionale. Nel 1641 Simone II Falletti entrò come aggiunto nello studio del celebre giureconsulto e reggente marchese Tappia, ricoprì la carica di Sindaco di Siderno dal 1670 al 1674 anno in cui, nel corso della visita fatta a Siderno dal principe Carlo Maria Carafa, fu nominato dallo stesso primo governatore di Giustizia di Siderno Il fratello del suddetto Gaetano, don Antonio Falletti, sposato con donna Porzia Marato, fece costruire l'altro Palazzo Falletti a Siderno Superiore, oggi detto Englen-Grio, perché passato nel corso dell"ottocento a queste nobili famiglie che si erano imparentate con i Falletti. Nell'atrio del Palazzo appose la lapide seguente, che ancora oggi si legge:
Lo storico siciliano A. Mango di Casalgerardo, nell'opera Nobiliario di Sicilia, dice dei Falletti del ramo calabrese (e in particolare del conte Giovanbattista, fratello del conte Domenico Falletti Strati, ucciso dai briganti, ctato più sopra)[3]:
I feudiI Falletti nel corso dei secoli e nelle varie linee in cui si suddivisero furono: principi di Sicignano, San Gregorio, San Alicandro, Zoppinio e Gallo, duchi di Cannalonga, marchesi di Barolo (1730), Beaufort (1770), Bosia, Castagnole Monferrato (1662); conti di Altezzano, Benevello, Champagny, Montà d'Alba, Moriondo, Rocchetta Palafea, Rodello, Ruffia, S.Biagio, Serralunga d'Alba, Settimo Torinese, Villafalletto; baroni della Morra; signori di Borgomale, Carpenea, Castiglione Falletto, Cavatore, Lequio, Marescotto, Melazzo, Mombarcaro, Montiggio, Morano, Pollenzo, Racconigi, Rivarossa, Roddi, Sanfront, Villa del Bosco, Villarboit, Vottignasco; consignori di Bossia, Cassinasco, Castelgrana, Cavallermaggiore, Gerbola, Lagnasco, Leynì, Marsaglia, Monforte, Montaldo Roero, Montemale, Monthoux, Perno, Pinerolo, Pocapaglia, Roascio, Torre d'Uzzone, Villanova Solaro. Note
Bibliografia
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INDICE DELLE FAMIGLIE NOBILI DEL MEDITERRANEO
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marchese don Paolino Lupis Correale Ritratto del marchese don Paolo I (Paolino) de Lupis Correale, 2° barone di Castania e Cuzzoghieri
conte Vittorio Orazio Lupis di Bergamo Ritratto del conte Vittorio Orazio Lupis
Stemma Lupis di Grotteria nel Blasonario di Corte della Biblioteca Nazionale di Napoli, manoscritto XVII.25, f. 148, anno 1637
Stemma Lupis di Grotteria tratto da un antico stemmario manoscritto (Archivio marchesi Lupis Crisafi, Siderno)
marchese don Isidoro Lupis Amato de Luna d'Aragona 1781 - 1853 Ritratto di S.E. il marchese don Isidoro II Lupis Manso Amato de Luna d'Aragona, 7° barone di Castania e Cuzzoghieri
Palazzo Lupis Giovinazzo
Palazzo Lupis Grotteria Il portale del Palazzo dei marchesi Lupis-de Luna d'Aragona secolo XVI
Carta del Feudo di Castania Il feudo di Castania intestato ai Lupis fin dal XVI secolo
Albero genealogico dei Lupis di Gravina per il Beneficio del SS. Nome di Gesù di Gravina, 1645
Decreto Capitolare n. 901 del Cronista Rey de Armas del Colegio Heráldico Antoniano de Lisboa
Stemma Lupis nel Blasonario Generale Italiano
I Lupis nell'ultima edizione XXV , 2015-2019, , del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana Il Cenno storico completo della Casata Lupis nell'edizione XIX, 1987-89, pagg 1807-18013, del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana
I Lupis nella Rivista Araldica “Note per una storia della famiglia Lupis”, del conte, prof. Franz von Lobstein, balì del S. M. Ordine di Malta, 1986
I Lupis nella Rivista Nobiliare
I Lupis nell'Annuario della Nobiltà Italiana "Collage" fotografico dei vari rami della Casata Lupis riportati nella Nuova Serie dell'Annuario della Nobiltà Italiana
I Lupis nell'Elenco dei titolati Italiani I Lupis nell'Albo d'Oro delle Famiglie Nobili Italiane ed Europee
Ritratto di Mons. Gaetano Lioy - Lupis, opera di Liborio Romano, Chiesa del Purgatorio, Molfetta
Stemma Lupis nel Blasonario Generale Italiano
Decreto Capitolare n. 901 del Cronista Rey de Armas del Colegio Heráldico Antoniano de Lisboa
I Lupis nell'ultima edizione XXV , 2015-2019, , del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana Il Cenno storico completo della Casata Lupis nell'edizione XIX, 1987-89, pagg 1807-18013, del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana
marchese don Paolino Lupis Correale Ritratto del marchese don Paolo I (Paolino) de Lupis Correale, 2° barone di Castania e Cuzzoghieri
conte Vittorio Orazio Lupis di Bergamo Ritratto del conte Vittorio Orazio Lupis
marchese don Isidoro Lupis Amato de Luna d'Aragona 1781 - 1853 Ritratto di S.E. il marchese don Isidoro II Lupis Manso Amato de Luna d'Aragona, 7° barone di Castania e Cuzzoghieri
Palazzo Lupis Giovinazzo Capitano barone Giovanni Lupis von Rammer Inventore del siluro
Palazzo Lupis Grotteria Il portale del Palazzo dei marchesi Lupis-de Luna d'Aragona secolo XVI
Stemma Lupis di Grotteria nel Blasonario di Corte della Biblioteca Nazionale di Napoli, manoscritto XVII.25, f. 148, anno 1637
Carta del Feudo di Castania Tomaso Rajola. Regio Ingegnere. 1778. Particolare della Pianta della contea di Grotteria Il feudo di Castania intestato ai Lupis fin dal XVI secolo
Albero genealogico dei Lupis di Gravina per il Beneficio del SS. Nome di Gesù di Gravina, 1645
Donna Diana Macedonio dei duchi di Grottolelle, baroni di Poligori
I Lupis nell'ultima edizione XXV , 2015-2019, , del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana Il Cenno storico completo della Casata Lupis nell'edizione XIX, 1987-89, pagg 1807-18013, del Libro d'Oro della Nobiltà Italiana I Lupis nella Rivista Araldica “Note per una storia della famiglia Lupis”, del conte, prof. Franz von Lobstein, balì del S. M. Ordine di Malta, 1986
I Lupis nella Rivista Nobiliare
I Lupis nell'Annuario della Nobiltà Italiana "Collage" fotografico dei vari rami della Casata Lupis riportati nella Nuova Serie dell'Annuario della Nobiltà Italiana I Lupis nell'Elenco dei titolati Italiani I Lupis nell'Albo d'Oro delle Famiglie Nobili Italiane ed Europee
Stemma Lupis di Grotteria nel Blasonario di Corte della Biblioteca Nazionale di Napoli, manoscritto XVII.25, f. 148, anno 1637
Ritratto di Mons. Gaetano Lioy - Lupis, opera di Liborio Romano, Chiesa del Purgatorio, Molfetta
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